
Gianna è seduta sul divano che guarda l’Eredità. In una mano la sigaretta e nell’altra il bicchiere che ha appena riempito del rosso che ama come prima amava Mario. Forse di più.
Karin esce dalla camera da letto con quella faccia da: “grazie a Dio è venerdì, qui ho finito”.
Si toglie i guanti che butta nel secco sotto il lavello insieme a una siringa, si mette il cappotto e sfila i lunghi capelli biondi dall’interno del collo.
Gianna la guarda incantata, la invidia; lei non è mai stata così bella, così giovane, si sforza di ricordare quando Mario l’ha chiesta in sposa.
“Nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non vi separi” Allora Gianna aveva sperato di vivere con Mario il più a lungo possibile. Come mi sbagliavo, pensa adesso.
Mario: se solo l’infarto se lo fosse portato via, invece di rimanere incatenato anima e corpo in una immobilità che spera lui non sia in grado di odiare, perché sarebbe troppo inferno saperlo cosciente e incapace di comunicare.
– Lui è a posto, mi raccomando. – dice Karin buttando gli occhi addosso alla bottiglia di Nero d’Avola appoggiata sul tavolino che separa Gianna dalla televisione – falla sparire prima di domani mattina, che se tua figlia la trova poi se la prende con me che te l’ho comprata.
– Lei non capisce niente. – dice Gianna secca – Sono io che sto qui con Mario tutto il giorno. – si infila in bocca la sigaretta, tira una boccata che quando rilascia contribuisce ad annebbiare la stanza.
– Dai – le dice Karin sedendole accanto e abbracciandola. – ci sono io che ti faccio compagnia durante la settimana.
– Sì, per fortuna che ci sei, per mia figlia siamo solo una palla al piede. Quando viene qui il fine settimana pensa di comandare e pretende che non beva. Una spina nel fianco, ecco cos’è quella stronza.
– Ci vediamo lunedì. – la saluta Karin.
– Grazie. Sei un angelo. – dice Gianna afferrando la mano della ragazza e porgendole delle banconote. – Ho visto che ci sono sei bottiglie in offerta al Tigros.
– Va bene.
Gianna stringe la mano di Karin ancora più forte: – E per la Svizzera, ci porti?
– Tua figlia non sarà contenta.
– Chissenefrega. E poi, sarà uno in meno a cui stare dietro.
– Ci penso, va bene.
Gianna chiude gli occhi insieme a un sospiro di sollievo.