Cosa c’è sotto il letto?

Quinto classificato nella Scilla Bonfiglioli Edition, 147° All Time, un racconto di Agostino Langellotti.

 
Il bicchiere trema nel piattino. Una goccia di latte schizza fuori e bagna uno dei biscotti a forma di cuore.
Rosa trattiene il respiro: la coperta non si muove. Nella stanza semibuia regna il silenzio. La bambina fa un altro passo, si piega e lascia il piatto a terra. Scappa a nascondersi dietro la poltrona e sbircia nello spazio tra i cuscini.
Si aggrappa al bracciolo con le manine. Quando la coperta comincia a tremare, la stretta diventa così forte da farle sbiancare le nocche.
La trapunta si solleva. Dal buio sotto il letto emergono una mano dalle dita artigliare e un braccio ossuto. L’arto si muove a scatti verso il piattino, lo afferra e lo trascinano indietro. La coperta torna ad abbassarsi.
Il letto comincia a tremare e da sotto di esso provengono schiocchi e gorgoglii. Il respiro della bambina si fa affannato. Passa lo sguardo più volte dal letto alla porta.
Improvvisamente, il tremore cessa. La trapunta si alza di nuovo e dal buio riemergono bicchiere e piattino. Sono pulitissimi: non è rimasta né una goccia di latte, né una briciola di biscotti. La coperta resta alzata. C’è qualcosa nel buio: un bulbo luminescente che sembra galleggiare nel nulla.
Un occhio.
L’iride pallida è fissa verso di lei. La segue se lei si muove.
Rosa deglutisce.
«Latte e biscotti. Sono buoni, vero?» ruota l’indice sulla guancia.
«Buoni…»
Il sussurro nel buio sembrano tante voci insieme. La bambina abbandona la sua copertura e si fa avanti.
«Tu… tu sei il mostro che abita sotto i letti, vero?»
«Mostro…»
«Mia madre dice che non esisti, ma io ti ho vista» Si avvicina ancora «L’altra notte hai allungato il tuo lungo braccio e hai preso Mr. Blacky, il mio amico».
Ormai Rosa è a pochi passi dal letto. Il buio attorno all’occhio è ancora impenetrabile, eppure non sembra più vuoto: è circondato da innumerevoli filamenti pulsanti. Scivolano l’uno sull’altro mentre la voce si fa sentire ancora.
«Amico…»
«Si, Mr. Blacky è mio amico: non ne ho altri da quando il babbo se n’è andato» la bambina congiunge le mani «Ti prego, restituiscimelo».
I filamenti vibrano. L’iride pallida la fissa. Uno schiocco: il braccio ossuto torna a materializzarsi. La mano stringe un pelouche a forma di gatto nero.
«Mr. Blacky!»
Rosa cade in ginocchio e sfila il giocattolo dalla mano mostruosa. Ne accarezza il pelo sintetico e ne bacia il sorriso cucito sulla testa. Piange mentre lo abbraccia. Un altro schiocco: il braccio rientra a scatti sotto il letto. La coperta comincia ad abbassarsi.
«Aspetta!» La bambina scioglie l’abbraccio e torna a guardare sotto il letto. «Tu… tu non volevi portarmi via Mr. Blacky: volevi solo un amico con cui giocare».
«Solo…»
«Non posso darti Mr. Blacky, ma posso essere tua amica, se vuoi. Così non saresti più solo».
Le sue parole restano senza risposta per alcuni secondi. La luce dell’occhio sembra farsi più intensa.
«Amica…»
«Si, sono tua amica».
La piccola allunga una mano e la porta oltre il bordo del letto. Trema, ma non la ritrae. Non la porta indietro nemmeno quando incontra il solido e comincia ad accarezzare il buio. Sotto le sue dita, sente i filamenti agitarsi e contorcersi. Stringono a loro volta in un caldo abbraccio.
Rosa sorride. Gli occhi si riempiono di nuove lacrime.
Non fa in tempo a versarle. Lancia un grido e prova a tirare indietro la mano, ma non ci riesce. I filamenti che la stringono sono mutati: ora hanno denti seghettati e rostri aguzzi che raschiano la carne.
«Lasciami, mi fai male!»
La mano artigliata compare dal nulla e le chiude la bocca. Rosa prova a liberarsi, ma i suoi colpi infantili non hanno effetto.
Si sentono di nuovo schiocchi e gorgoglii. Mentre pezzi di pelle e carne vengono asportati dalla mano prigioniera, i filamenti si infilano sotto la pelle e cominciano a risalire lungo il braccio. Squarciano e tagliano al loro passaggio. Mangiano come se fossero altrettante fauci affamate.
Il sangue cade sul linoleum, assieme alle lacrime, ma Rosa non può urlare.
Altre braccia compaiono da sotto il letto. Le afferrano i piedi e cominciano a trascinarla via.
Ora il bulbo luminescente è sopra di lei. La sua iride fredda la fissa, mentre i filamenti che lo circondano scendono lentamente verso i suoi occhi.
«Biscotti e latte buoni… Carne di amica meglio».