Rodriguez

Rodriguez

Direttamente dal Laboratorio di Minuti Contati, un racconto di Maria Rosaria Del Ciello, gli ultimi istanti di vita di una piovra ormai superata.

 
Puzza di fritto. Vestiti sgargianti. Pance e deretani in bella mostra. Uomini e donne sembrano falene impazzite all’interno del locale. Qui, all’ultimo piano di un elegante grattacielo, ovunque è un vociare, uno schiamazzo, un olezzo di marcio, di soldi e di morte.
Capodanno in casa Rodriguez è sempre tumulto di ostentazione, mal celata tristezza sotto chili di trucco e di troppo.
Su tutto incombe la presenza demoniaca di Ramon, capo indiscusso della famiglia arrivata ormai generazioni fa dal sud del paese. Cercavano fortuna, speravano di far soldi. A qualunque costo.
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«Ehi, ragazzo! Portaci dell’altro vino. Abbiamo le gole asciutte, qui.» Ramon comanda, ordina, si toglie la giacca e allenta il colletto della camicia. Un uomo gli si avvicina, si piega un po’ e sussurra qualcosa all’orecchio.
«Bastardi. Neanche il giorno dell’ultimo dell’anno» bofonchia Ramon tra sé e sé. Si volge alla donna seduta al suo fianco e, lo sguardo perso verso un punto imprecisato del soffitto, le accarezza i capelli.
«Che succede, Ramon?» chiede la donna.
«Hanno fatto esplodere il nuovo supermarket.»
Ramon la bacia su una guancia.
«Vado a fare una telefonata, piccola. Torno subito.» Si alza e si allontana verso una scalinata che porta a una specie di soppalco con affaccio sulla sala. Mentre sale le scale sente tutto il peso dell’età che avanza. Dovrebbe anche smettere di fumare, e questo proposito di fine anno attraversa leggero i suoi bui pensieri.
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Un abito nero strizza un corpo gonfio d’età. Una scollatura inadeguata e una collana barocca, tempestata di strass, completano la figura di Sunny, la moglie di Ramon, che lo saluta e lo guarda allontanarsi mentre lei è rapita da Carlos, dai racconti che il genero distribuisce agli astanti.
Affiorano nella mente della donna pezzi di gioventù, quando anche il marito era un giovane leone, fiero e feroce. Il desiderio irrompe nel corpo della donna che vorrebbe per sé quell’uomo, nonostante sia il marito della sua unica figlia, il padre dei suoi due nipoti. La donna allunga un piede, sotto la tavola imbandita, sfiora le gambe muscolose dell’uomo.
Carlos sembra ricambiare quel gesto, interrompe le sue bravate oratorie e poco dopo i due si alzano, allontanandosi insieme verso una terrazza. Consumano lì un amplesso veloce tra le grida e il frastuono di quella serata.
Due bambini sbucano all’improvviso dal buio, spalancano le loro bocche sull’ignoto, sul peccato e fuggono via ridendo. Sunny li riconosce. Sono i suoi nipotini.
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Ramon è in piedi, al telefono. La vetrata che ha di fronte affaccia sulla sala piena di gente e lui può vedere tutti muoversi, agitarsi, ridere. Sembra un acquario e lui il pescecane, il re incontrastato di quel mondo palpitante.
Gli occhi, iniettati di sangue, vagano inutili su cose e persone. Tutti hanno sempre avuto timore dei suoi sguardi di brace, anche se ultimamente le cose stanno un po’ cambiando.
Ramon sbraita qualcosa dentro la cornetta, poi attacca e si lascia cadere su un’elegante poltrona di pelle.
Sunny è tornata al tavolo. Ramon l’ha vista mentre si allontanava con Carlos, la troia. La osserva aggiustarsi il vestito e iniziare a chiacchierare con gli altri commensali come se nulla fosse. La vede lanciare occhiate al genero e ridere sguaiata a quell’ultimo giorno dell’anno che è oramai agli sgoccioli.
Dieci, nove, otto, sette… le bottiglie di champagne sono puntate verso l’alto e verso il futuro.
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Un’esplosione improvvisa si confonde tra quegli ultimi secondi di fine anno. Lì, al piano più alto di un elegante grattacielo, la morte si vendica dei Rodriguez in uno scempio di corpi dilaniati, grida soffocate, vite spezzate.
Ramon è impietrito, guarda la scena dalla vetrata che va in frantumi come le vite brulicanti, fino a un attimo prima, di quell’acquario. Scende le scale di corsa, a fatica, il fumo gli brucia gli occhi, qualcosa cade dal soffitto e lui si scansa appena in tempo per non essere colpito.
Quando arriva nella sala, cade in ginocchio davanti ai corpi senza vita di Sunny, di figli e nipoti. I suoi nipoti.
Ramon piange. Fa gesti convulsi con le mani. La sinistra ferma sul petto, la destra, prima in alto sulla fronte, scivola in basso e, a seguire, tocca la spalla sinistra e poi la destra. Infine, l’uomo giunge le mani.
Non gli bastava il supermarket, pensa, fottuti Cimino.
Sono loro, ora, i nuovi trafficanti di droga della città. Si sono aperti anche alla prostituzione e alla vendita di organi.
I nuovi boss. Che vogliono tutto. A qualsiasi costo.
Solo adesso Ramon se ne rende conto.

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Maria Rosaria Del Ciello

Vive a Roma da sempre. È laureata in Economia e Commercio e ha un passato di giornalista free-lance. Oggi è bibliotecaria e mamma a tempo quasi pieno. Quel “quasi” lo riempie scribacchiando qua e là. Alcuni suoi racconti li trovate nelle antologie della Delos (365 racconti d’amore, di Natale, d’estate), di Alcheringa, della Homo Sapiens e anche altrove.


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