
Un regalo di Natale è per la vita, se fatto con il giusto accompagnamento di caffellatte. Finalista nella Novantanovesima Edizione di Minuti Contati con Franco Forte come guest star, un racconto di Gabriella Grieco.
20 dicembre
Sono sola in cucina. Finalmente, sono sola. Io e una tazza di latte andato a male, cocci di porcellana sul pavimento sporco.
Che giornata di schifo.
Una volta non era così. Una volta, quando eravamo giovani, e belli, e l’amore ci ingannava con la promessa di paradisi futuri. Dov’è il paradiso, vita puttana? Quello che conosco io è solo un nero inferno.
Lui è appena uscito sbattendo la porta. Spero che non torni. Perlomeno, così ha detto dopo avermi tirato addosso la tazza. Perché l’ha fatto? Semplice: non gli è piaciuto, oggi, il suo caffellatte. Troppo amaro, per i suoi gusti. E così, me l’ha scagliato addosso con rabbia. Questo è il suo modo per dimostrare disappunto.
Che vita di schifo.
Chi si piglia s’assomiglia, si dice. Boh, io non lo so se è vero, ma certo adesso la mia faccia ha lo stesso cipiglio incazzato che ha anche la sua. Sempre. Sono incazzata anch’io. E il bello è che ce l’abbiamo a morte con la stessa persona. Lui ce l’ha con me perché ho trent’anni e venti chili in più rispetto a prima e non sono nemmeno una brava cuoca. Oh no, non ho mai cucinato come mammina, io! Non sono stata buona a niente, io, nemmeno a dargli un figlio, dice. E non sono nemmeno più buona a letto, gli faccio schifo, dice. Parla proprio lui, con quella pancia che deborda dalle mutande e le unghie gialle mangiate dalla micosi. Che bell’esemplare!
Ma anch’io ce l’ho con me. Perché gli ho permesso di offendermi, e di picchiarmi, ogni santo giorno della nostra vita insieme, per qualsiasi motivo, e non mi sono mai ribellata. Sempre a dirgli: «Scusa caro, hai ragione caro, starò più attenta caro.»
Una vigliacca, ecco cosa sono stata!
Ho voglia di un caffè. E di una sigaretta. Dio, quanto mi mancano le sigarette! Ho smesso, perché a lui non piaceva. Lui ha sempre fumato, certo, ma non gli piaceva che spendessi anch’io per comprarle.
«Costano troppo, razza di idiota, non lo sai?» Ceffone.
«Ma che cazzo vuoi fare, mi vuoi mandare in rovina?» Ceffone.
Apro il suo pacchetto di riserva, quello che non bisognava mai toccare. Le mani un po’ mi tremano, ma è normale. Anni di condizionamento hanno il loro peso. Apro la finestra, appoggio i gomiti sul davanzale e mi gusto beata quella fantastica sigaretta. Quanto mi è mancato fumare!
L’aria mi sembra più luminosa del solito. Saranno le luci ancora accese, sarà il Natale che si avvicina…
Sarà che finalmente ho trovato il coraggio e il mio regalo di Natale me lo sono fatto in anticipo.
Sento la sirena di un’ambulanza che si fa sempre più vicina, un ululato alla volta, è quasi sotto casa. Quasi, ma un po’ più in là. Qualche metro a piedi sarà pure riuscito a farlo dopo aver sbattuto la porta.
Mi hai menato per l’ultima volta, caro. Perché credi che il tuo caffellatte avesse quello strano sapore?