Cambi canale per trovare l’ennesimo reality.
“…la nuova stagione di Masterchef, lo chef Barbieri e lo chef Cannavacciuolo ci accompagneranno alla scoperta dei piatti più interessanti…”
Sempre la solita solfa. Lo sanno tutti che è pura finzione, che si tratti della casa, dei ristoranti da incubo, delle cucine da diesci e lode. Ma tu hai il tuo reality personale, che più vero non si può.
Spegni la TV e ti allunghi sul divano, sentendo lo scricchiolio di ogni singola vertebra. Recuperi il portatile dal tavolino, lo apri e batti l’indice sull’icona di SecureView. La finestra che contiene il tuo vizio illegale si espande fino ai bordi dello schermo, divisa in nove riquadri in cui si muovono piccole creature losche.
Zoomi sul primo. Un tizio cala la sua mannaia senza pietà su uno stinco con uno schianto bestiale. Briciole d’ossa volano in tutte le direzioni, il sangue schizza in una striscia sulle piastrelle del muro e sui suoi vestiti. È raccapricciante, ma non puoi smettere di guardare. Ti ricorda gli anni in cui eri tu a farlo, il piacere del massacro, l’adrenalina. Ma quanto è grezzo. Farebbe un lavoro molto migliore, se avesse una motosega.
Esci e ti immergi nel secondo riquadro. Una signora con gli occhiali è rinchiusa in uno stanzino imbiancato male, respira a fatica. Sa di non avere scampo. Si aggiusta gli occhiali sul naso e continua a inserire tovaglie nel mangano, zoomi con soddisfazione per vedere il sudore che cola sulla sua fronte. Al suo fianco c’è una pigna immensa di lenzuola, non sarà libera prima di aver finito di stirarle tutte. Tic-tac. Dentro di te speri non riesca a terminare in orario.
Terzo riquadro. Un uomo sta bruciando una serie di documenti in un forno della pizza. Deve essere roba scomoda, meglio accelerare il processo di prescrizione. Ai tuoi tempi ci bruciavi ben altro là dentro. L’ometto brizzolato che sta dietro il bancone della pizzeria guarda a destra, poi a sinistra. Quando è sicuro che non ci sia nessuno, tira fuori il cellulare e inizia a guardare qualcosa che ti è precluso. Pensa che nessuno lo veda, il piccolo infame, ma a te non sfugge nulla!
La quarta e la quinta telecamera fanno una panoramica della sala. Piero rastrella le mance, le appoggia sulla vetrina delle carni, di fianco ai macinapepe, e finge di leggere un ordine sul taccuino. Il pizzaiolo prende una saliera insieme ai soldi e li fa sparire dietro al bancone. Questo è un caso eclatante di furto! Ma alla fine, chissenefrega, sono mance, se le stanno rubando tra loro, gli stupidi.
Viri sulla sesta telecamera. Lo chef assesta uno spintone al suo secondo, che gli urla in faccia. Quanto vorresti avere l’audio. Lo chef prende una padella, la lancia contro il muro e sbraita in muto. Il secondo si toglie il grembiule e glielo tira in faccia. Fa il giro attorno alla stufa, vira verso l’economato e riappare nella settima telecamera. Si siede su uno sgabello, con la testa tra le mani, sembra singhiozzare. Che meraviglia! Divide et impera, separati sono deboli, piccoli sindacalisti. Sì, però ora si tirasse in piedi e tornasse a lavorare, il piccolo ingrato. Invece si alza e apre il portellone della cella frigorifera. Entra ed esce con in mano un filetto, prende la porta posteriore della cucina con lo sguardo basso e passo deciso e scompare nel buio della notte. Maledetto infame! È da denuncia! Se solo tu avessi fatto firmare le liberatorie per i filmati.
Viri sull’ottava telecamera per non avere una crisi di nervi e c’è tuo figlio, diligente alla scrivania, fino a tardi. Si può dire tutto, ma non che sia pigro, starà pagando fatture o facendo ordini. Rispondendo a qualche richiesta di menu. Ma è immobile, non batte le dita sulla tastiera, guarda lo schermo rapito, che tu non puoi vedere. Ad un tratto, avvicina il naso al monitor, che illumina i suoi lineamenti, mentre passano dall’ansia alla gioia. Alza le mani al cielo e quasi cade dalla sedia, esulta in urla che non puoi sentire. Buono a nulla! Guarda la partita, invece di lavorare. E poi si lamenta se il locale va a rotoli.
Ti prudono le mani, vorresti andare lì a prenderlo a sberle, ma da quando sei in pensione non hai più tutta quell’energia. Se ci fossi tu al timone, tutte queste cose non accadrebbero. O forse succedevano, ma non potevi vederle così bene?
Vuoi solo dimenticare, per fortuna le registrazioni si sovrascrivono ogni ventiquattro ore, pronte per un’altra serata di vizi e reati consumati nell’ombra. Ci sono segreti che non vorresti conoscere, ma di cui non puoi fare a meno.