
«Principe, le terre si sono inaridite, il popolo non ha di che nutrirsi.»
Senza distogliere gli occhi dalla principessa, il principe si avvicinò al cavaliere.
«Quindi?» chiese.
«Troppo a lungo le terre non hanno incontrato le piogge del temporale.»
«Quindi?»
«Suggerisco che lei distolga gli occhi dalla principessa dell’arcobaleno.»
Il principe, continuando a fissare la sua principessa, si mise a ridere e fece cenno al cavaliere di uscire dall’arcobaleno.
Temporale e guerra. Sole e pace. Due cicli distinti, uno seguente l’altro.
Il principe guidava la sua gente in battaglia contro le creature dell’ombra risvegliate dal temporale e ogni volta era carneficina e al giungere del sole, disperato, piangeva la parte del popolo che non era riuscito a salvare.
«Devi raggiungere la base del grande arcobaleno che saluta il temporale e accoglie il sole, mio principe.» gli disse un giorno un vecchio salvato dalle ombre. «Vi si trova una principessa. Devi guardarla e mai più distogliere lo sguardo. Solo così l’arcobaleno non si ritirerà e il temporale non potrà tornare.»
E così fece: non distolse lo sguardo, ma perse di vista il suo popolo.
«Lasciami andare, amore mio. È il ciclo delle cose, lasciami andare.» gli sussurrava la principessa.
«Mai! Tu sei mia, solo mia. E mia rimarrai.» rispondeva lui, continuando a fissarla, senza mai dormire, dimentico di tutto, tranne che di lei.
Un giorno si risvegliò, steso sull’arido suolo, con in mano la coppa che il cavaliere gli aveva donato e che la principessa aveva riempito di infuso di mele, offrendogliela con un bacio. Lampi e fulmini in lontananza. Alzò lo sguardo al cielo, l’arcobaleno si stava ritirando.
«Tradimento, sono stato avvelenato!» biascicò cercando di alzarsi.
«Era l’unico modo, mio principe, il popolo muore di fame. Si alzi, dobbiamo prepararci alla battaglia.» il cavaliere lo aiutò a rialzarsi.
«Quando l’arcobaleno si ritira, una base raggiunge l’altra, e poi scompare. La principessa lascia un lato per riapparire dall’altro, attendendo la fine.» il principe ricordò le parole del vecchio.
«L’altro lato… Posso ancora raggiungerla!» urlò. «Lasciami andare!» colpì il cavaliere e saltò in groppa al suo cavallo lanciandosi al galoppo sulla scia dell’arcobaleno.
Il cavaliere lo guardò costernato.
Il vecchio, su una vicina altura, sogghignò e si dissolse nell’ombra.
«Uno sguardo ancora! Uno, solo uno, e poi altri mille! Lei è mia!» pensava il principe cavalcando, dimentico della battaglia che avrebbe dovuto combattere e che altri, in vece sua, stavano per iniziare.