Intervista a Franco Forte

Spartaco: Noi di Minuti Contati siamo orgogliosi di poter dare il benvenuto a Franco Forte, Guest Star di maggio 2017.
Sei giornalista professionista, direttore responsabile dei siti del Delos Network e delle riviste Robot e Writers Magazine Italia, autore di fiction televisive del calibro di Distretto di polizia e R.I.S. – Delitti imperfetti, Direttore editoriale delle collane da edicola di Mondadori (Urania, Segretissimo e Gialli Mondadori), scrittore affermato, sceneggiatore e tante altre cose.
Qual è il ruolo che ti inorgoglisce di più?

 
Franco Forte: In realtà tutti, perché è quello a cui aspiravo da ragazzo: fare lo scrittore, lo sceneggiatore, dirigere le collane storiche Mondadori di cui mio padre era affezionato lettore e su cui mi sono costruito una vasta cultura personale (soprattutto i Gialli Mondadori e Urania, ma anche Segretissimo era sempre presente in casa mia, quando ero ragazzo). Chi non ci metterebbe una firma? Di certo non ci sono arrivato grazie a qualche via preferenziale o per colpi di fortuna, ma con il duro lavoro, credendoci e impegnandomi per anni nel tentativo di crescere e imparare. Cosa che continuo a fare anche adesso, perché l’errore più grande, in questo settore, è pensare di sapere tutto e credere di non avere più bisogno di allargare il proprio sapere e le proprie vedute. Se però devo dire cosa mi piace di più fare… be’, allora la risposta è facile: scrivere romanzi e vederli pubblicati ad alto livello perché siano acquistati da migliaia di lettori, è una soddisfazione che non si può descrivere. E l’orgoglio è tanto…
 
SPARTACO: Quante ore hanno le tue giornate? Nelle tradizionali ventiquattro non si possono fare tutte queste cose!
 
FRANCO FORTE: Ne faccio anche altre che non hai nominato! A parte gli scherzi, sì, purtroppo il tempo è sempre troppo poco e fatico a stare dietro a tutto, ma il motore della mia passione si chiama ossessione, e dunque farei più fatica a non avere nulla da fare, piuttosto che a vedermi impegnato 24 ore al giorno (e poco ci manca, visto che lavoro anche di notte). Però quando si ha la fortuna, come me, di fare come mestiere ciò che davvero piace e che si è sognato fin da bambini… be’, credo non si abbia il diritto di lamentarsi. E io non lo faccio.
 
SPARTACO: Hai altri progetti che non hai ancora portato a termine?
 
FRANCO FORTE: Tanti, troppi. Ma chi mi conosce sa che prima o poi troveranno la loro strada e da qualche parte appariranno, che sia in libreria, in televisione o al cinema. Sono caparbio e deciso a non mollare mai, e se credo in un’idea, è difficile che non riesca a condurla in porto, prima o poi. Da questo punto di vista, posso dire che raramente mi sono sbagliato. Dunque preparatevi a scoprire nuove e mirabolanti sorprese!
 
SPARTACO: Caligola, Cesare, Gengis KhanFranco Forte nel 3017 su quale personaggio di oggi scriverebbe un libro?
 
FRANCO FORTE: Spero che qualcuno non ricordi i politici che hanno scatenato una folle guerra (nucleare o meno) solo per assurde manie di grandezza. Da parte mia tenderei a dimenticarmi di certi personaggiucci di mezza tacca, per dare risalto a quei pochi che hanno davvero realizzato qualcosa di buono. Come per esempio… uhm… ecco… mannaggia, non mi viene in mente nessuno!
 
SPARTACO: Dovendo scegliere, quali sono i tre romanzi di Franco Forte che ci consiglieresti?
 
FRANCO FORTE: Ecco, di solito mi chiedono quale sia il mio preferito, e la risposta è sempre difficile (cambia di volta in volta, in base all’umore). Con tre è più facile, perché posso citare uno dei romanzi a cui sono più legato affettivamente, ovvero Gengis Khan – Il figlio del cielo (è stato mio padre a farmi conoscere questo straordinario personaggio da bambino, e da allora non l’ho più abbandonato), ma anche quello che credo sia il mio libro più sofferto Caligola – Impero e follia e quello che più mi ha divertito, cioè Cesare l’immortale, tutti usciti con Mondadori. Ma comunque si tratta di scelte difficili, che domani potrebbero cambiare, se mi rifacessi la domanda, perché ogni romanzo è figlio di molti mesi di lavoro, di studio, di sudore e sangue versati insieme a tanta passione, e dunque sono tutti importanti, dal primo all’ultimo. Ma ora, in questo momento, i tre che ho citato sono quelli che mi sento di consigliare a chi volesse provare a farsi un’idea di ciò che scrivo. Domani… non lo so.
 
SPARTACO: Scrittore e talent. C’è qualcosa che perdoni agli altri e non a te stesso?
 
FRANCO FORTE: L’ingenuità. E’ giusto che ce ne sia, almeno fino a quando non cominci a prendere consapevolezza di che cosa significa fare lo scrittore e lavorare nell’editoria. Allora, a quel punto, l’ingenuità diventa una pesante palla al piede di cui ci si deve sbarazzare, anche se ogni tanto mi tormenta ancora (e per cui, appunto, non mi perdono di cascarci ogni volta).
 
SPARTACO: Nel 1990 usciva Gli eretici di Zlatos (Editrice Nord). Avresti mai pensato di diventare una delle icone della letteratura italiana?
 
FRANCO FORTE: Ma certo! Okay, okay, abbasso la cresta… ovviamente quando si esordisce ci si monta un po’ la testa e si guarda al futuro con occhio disincantato, immaginando chissà quali successi, poi però la dura realtà dei fatti comincia a bastonare sul coppino e ci si deve ridimensionare un po’. Io l’ho fatto, cercando di essere il più possibile umile e pronto a imparare e a rimettermi ogni volta in gioco, ma senza mai abbandonare quelle mie caratteristiche che mi accompagnano da sempre, ovvero la determinazione e la fiducia nei miei mezzi. Grazie a questo cocktail credo di essere riuscito a scalare una bella parete, arrivando su cime molto alte e complicate, anche se poi una volta lassù ho scoperto che da qualche parte esisteva un comodo sentiero che qualcuno ha avuto la possibilità di percorrere in scioltezza per arrivare prima di me. Ma pazienza, è il gioco della vita. Io so di essermi guadagnato sul campo tutto quello che ho conquistato, e non c’è niente e nessuno che potrà mai togliermi la soddisfazione per questo.
 
SPARTACO: In Cesare l’immortale (2016 Arnoldo Mondadori Editore) cos’è rimasto del Franco Forte degli esordi?
 
FRANCO FORTE: Tanto. Soprattutto il fascino per il meraviglioso, per tutto ciò che va oltre il mondo reale e si spinge negli scenari sconfinati dell’immaginazione. Questo è il mito, così sono state impostate le più grandi storie dell’antichità, dall’Odissea fino alla Gerusalemme Liberata e oltre, e io ero affascinato da tempo dall’idea di coniugare la mia anima di narratore storico con quella del ragazzo che leggeva fantasy e fantascienza dalla mattina alla sera, e che oggi si ritrova a essere il direttore responsabile e l’editor di Urania, la più longeva collana di science fiction del nostro Paese. Con Cesare l’immortale ho avuto la possibilità (e il coraggio, devo dire) di unire queste mie anime e fare qualcosa che non avevo mai tentato prima. I lettori mi stanno premiando (anche se qualcuno che mugugna perché avrebbe preferito un romanzo storicamente più rigoroso, senza innesti “fantastici”, c’è) e dunque alla fine è questo che conta: se al lettore piace ciò che hai fatto, significa che andava fatto.
 
SPARTACO: Thriller storico, Storico, Giallo, Noir… Qual è la tua “prima” passione?
 
FRANCO FORTE: La mia prima passione, intendendo con ciò quella che per prima mi ha animato da ragazzo, è stata senz’altro la fantascienza, il fantastico. Ma giallo, noir, storico e spy story hanno sempre viaggiato in parallelo, e pian piano hanno preso il sopravvento. Adesso, se dovessi individuare un genere a me più congeniale direi il thriller storico, e porterei a esempio i due romanzi della serie del notaio criminale Niccolò Taverna nella Milano del 1500, ovvero Il segno dell’untore e Ira Domini- Sangue sui navigli. Lì credo di essermi espresso a un buon livello.
 
SPARTACO: Nell’editoria di oggi, qual è il genere letterario che ha più margini di miglioramento nel mercato italiano?
 
FRANCO FORTE: Il giallo, perché ormai è pervasivo di tutti gli altri generi letterari, e dunque non ha più confini, non ha più barriere. E i giallisti italiani stanno dimostrando di essere molto bravi e preparati, facendosi apprezzare dal pubblico. Poi segue a ruota lo storico, perché l’Italia ha un patrimonio tale da poter competere con chiunque, nel mondo, quando si tratta di raccontare la Storia.
 
SPARTACO: Delos Digital è Stranimondi. Com’è nata l’idea di organizzare questo festival e quale sarà la sua evoluzione?
 
FRANCO FORTE: Be’, Stranimondi è una bella manifestazione che si sta imponendo all’attenzione del pubblico perché, come tante cose che fa Delos Digital (insieme agli altri partner di questo progetto), è costruita con passione, e con la massima attenzione verso i desideri della gente. Dopo aver presenziato a tanti festival della science fiction organizzati in Italia, con minore e maggiore fortuna, è stato piuttosto naturale pensare di fare qualcosa che potesse meglio soddisfare le nostre idee su come riunire il pubblico intorno a un genere letterario così dinamico ma un po’ “altezzoso” come la fantascienza e il fantastico in generale. Dopodiché, il vero fautore di Stranimondi, la mente pensante (e spesso anche il braccio operativo) è Silvio Sosio, vero guru della sf nazionale, e dunque questa domanda dovrebbe essere rivolta a lui, più che a me. Io mi limito a dargli il mio appoggio come posso, ben sapendo che comunque questa kermesse del fantastico con lui è in ottime mani.
 
SPARTACO: Delos è una delle realtà più dinamiche del mercato italiano. Qual è il suo segreto?
 
FRANCO FORTE: Devo essere ripetitivo, ma non posso fare altrimenti: la passione. Per noi non è solo un lavoro, fare libri e dare a tanti autori la possibilità di pubblicare e farsi conoscere. Per noi è passione, è divertimento, è un’esigenza che ci portiamo dietro da trent’anni, fin da quando, da studenti liceali, ci trovavamo per fare grandi progetti, alcuni dei quali per fortuna poi realizzati. Perché se si fa solo business, in questo campo, secondo me non si va da nessuna parte.
 
SPARTACO: Il talento non si insegna, ma come ci si accorge di averlo e cos’è?
 
FRANCO FORTE: La cosa più difficile, per chi scrive, è riuscire a capire quali sono i propri limiti, le proprie manchevolezze, gli ambiti in cui potersi migliorare. Tutti elementi che stabiliscono il grado di talento che ciascuno di noi possiede. Arrivare a comprendere cosa si può migliorare significa arrivare a farsi un’idea più precisa del proprio talento, per supportarlo con le principali tecniche di scrittura, che si imparano studiando, lavorando e leggendo moltissimo.
 
SPARTACO: Scuola di scrittura è un canale You Tube da te curato a cui partecipano altri scrittori di successo. Ad oggi conta 42 video e 442 iscritti. Ora puoi dircelo, qual è la domanda fondamentale sulla vita?

FRANCO FORTE: Quel canale serve per diffondere un po’ della mia conoscenza (e quella dei tanti amici scrittori che mi stanno dando una mano) a chi aspira a diventare uno scrittore e a pubblicare. Una piccola goccia in un mare in perenne tempesta, me ne rendo conto, ma credo che molti potrebbero trarne vantaggio, se lo seguissero con una certa costanza. Perché la domanda fondamentale è: come faccio a dimostrare agli altri chi sono? E la risposta, a mio avviso, è solo una: con il lavoro!
 
SPARTACO: Da cosa nasce la necessità di avere un canale You Tube in cui si insegna scrittura?
 
FRANCO FORTE: Risposta facile: io non sono solo uno scrittore. Sono un editore. E cerco bravi autori da pubblicare. Ma trovarli è meno facile di quanto si creda, soprattutto perché molti autori non hanno le idee chiare, e si affidano troppo all’improvvisazione. Ma come potrebbero esprimersi, se conoscessero un po’ meglio le “regole” della scrittura e dell’editoria (magari per disattenderle con consapevolezza)? Credo che in tanti potrebbero migliorare, e diventare scrittori di valore. Quindi ecco a cosa serve il canale, come tante altre cose che faccio, prima fra tutte la rivista Writers Magazine Italia (www.writersmagazine.it): dare agli aspiranti scrittori la possibilità di capire come funziona il gioco dell’editoria, e cimentarsi sapendo un po’ meglio come muoversi.
 
SPARTACO: Secondo la tua esperienza, in futuro quale sarà il rapporto tra i social e la letteratura?
 
FRANCO FORTE: Sempre più stretto, sempre più pregnante. Soprattutto per il rapporto che gli autori (più che gli editori) potranno tenere con i loro lettori. Il che, a mio avviso, sarà di aiuto a tutti.
 
SPARTACO: Che differenza c’è tra scrivere un romanzo e una fiction?
 
FRANCO FORTE: Passiamo a un’altra domanda. Per rispondere a questa dovrei scrivere un mezzo manuale…
 
SPARTACO: Trama, personaggi, dialoghi o ambientazione. Cosa fa fare il salto di qualità a un romanzo?
 
FRANCO FORTE: La capacità di saper controllare l’insieme di tutte queste cose come se fossero una sola, ma senza mai tralasciare le caratteristiche specifiche della loro unicità. Sembra un concetto difficile? Lo è. Altrimenti sarebbe facile scrivere un romanzo…
 
SPARTACO: Lunedì 15 maggio 2017 sarai la Guest Star della Novantanovesima Edizione di Minuti Contati. Cosa ti aspetti dai nostri autori?
 
FRANCO FORTE: Freschezza, originalità, entusiasmo. O magari solo allegria.
 
SPARTACO: Come si stupisce Franco Forte?
 
FRANCO FORTE: Dipende. A volte basta poco. Purché ci sia sempre, in tutto quello che mi viene proposto, il bagliore dell’unica scintilla che conta, quella della passione. Senza dimenticare la voglia di sorprendere.
 
SPARTACO: Siamo arrivati alla fine di questa intervista. È stato un onore intervistarti. Speriamo che l’esperienza su Minuti Contati ti possa piacere e perché no, magari possa attirare la tua attenzione su qualche talento che naviga dalle nostre parti.
Grazie per il tempo che ci stai dedicando e buona Franco Forte Edition!