Il vizietto (Antologia Digitale)
NB: nell’approcciarvi alla lettura di questi racconti tenete bene a mente che gli stessi sono stati scritti dai loro autori in un tempo molto limitato e con un limite di caratteri fissato a un massimo di cinquemila. In seguito, gli autori non hanno potuto, da regolamento, operare correzioni. Perdonerete quindi eventuali refusi mentre potrete apprezzare la straordinaria capacità di creare queste storie dal nulla e in condizioni molto variabili che possono andare dai genitori che scrivono mentre cantano le ninne nanne ai pendolari che digitano dagli smartphone rientrando, la sera, dal lavoro. Pura potenza, insomma.
Presentiamo qui i sette finalisti dell’ultima Edizione dell’Undicesima Era di Minuti Contati, tutti scritti in quattro ore di tempo, con cinquemila caratteri a disposizione e su un tema assegnato dagli organizzatori: IL VIZIETTO. Non un compito facile per i partecipanti e infatti ecco che, nonostante un numero di visualizzazioni del post del VIA più alto della media, solo in diciannove tra autori e autrici sono riusciti a postare il proprio racconto.
Come al solito, i racconti finalisti presentano interpretazioni del tema tra le più variegate ed eccomi a presentarveli. Parto con Match di Luca Fagiolo, grande protagonista di quest’Era, che ha deciso di affrontare il tema sotto un duplice aspetto: quello più canonico legato al chiodo schiaccia chiodo e quello che fa riferimento a una dialettica sviluppatasi nell’Arena di MC negli ultimi anni sul “vizietto” inteso come espediente narrativo legato all’uso del sentimento allo scopo di fare empatizzare più facilmente il lettore. Chi volesse recuperare la discussione, può trovarla nell’Area DISCUSSIONI E ALTRE STORIE.
C’è poi l’aspetto dell’ossessione, delle dipendenza, del vizietto visto come difetto di una personalità che manifesta una certa problematica. Ecco dunque l’acquisto compulsivo della protagonista di Me lo merito di Lucia Zambrano che, proprio facendosi forza del tormentone ME LO MERITO, procede a riempirsi la casa di particolari “oggetti riutilizzabili”. C’è poi l’immancabile dipendenza dalla droga, pur nella narrazione vivace e originale di Mario Mazzafoglie nel suo Mi confesso. E che dire del protagonista di OnlyFeet di Isabella Valerio, completamente assorbito dalla sua ossessione per i piedi, al punto da non vedere altro che loro manifestazioni in quasi ogni aspetto della realtà? Vizietto come morbosità anche per Gianvito Cirami che nel suo Occhio indiscreto ci racconta di un pensionato che non riesce proprio a staccare e che perdura nella sua mania di controllo, anche quando questa, ormai, è solo più fine a se stessa. Faccio rientrare in questa categoria anche l’intenso Tieni il tuo dolore lontano da me di Gaia Peruzzo perché non è forse vero che in una società sempre più nevrotica e alienata da se stessa non si può definire “vizietto” l’addossare le proprie frustrazioni su chi ci circonda?
Infine, ecco il vizietto nella sua forma storicamente più conosciuta, la trasgressione legata al tema dell’omosessualità, ne Il mecenate di Bruce Lagogrigio e il fatto che sia presente in un solo racconto sui sette finalisti può condurci a una riflessione riguardante il fatto che il trattarlo secondo tale aspetto sia ormai più un omaggio ai tempi passati che non una rappresentazione reale del percepito odierno.
Buon inizio estate con questi sette “vizietti” raccontati dagli autori di Minuti Contati!
Maurizio Bertino